Sia nella filosofia e che nelle scienze, quasi tutti credono che il mondo possa apparire diverso da quello che è. Le cose sembrano piccole da lontane, mentre sono grandi. Il miraggio sembra fatto di acqua e invece è solo uno strato di aria calda sulla sabbia bollente. Il vestito sembra blue e bianco e invece è oro e grigio. La stanza sembra fredda eppure è calda. E così via.
L’idea che il mondo possa apparire diverso da quello che è è profondamente radicata dentro la nostra cultura, eppure è completamente sbagliata.
La scienza, in particolare, si è sempre proposta come il metodo per andare oltre l’apparenza, di solito associata ai sensi. Anzi, proprio i nostri sensi, le supposte porte o finestre dell’esperienza soggettiva, sono stati accusati di essere i veri responsabili della differenza tra ciò che vediamo e il mondo esterno.
Ma tutto ciò è un grosso pasticcio concettuale, un delirio filosofico/scientificco che, dai tempi di Platone e poi con la scienza moderna iniziata da Galileo, continua a condizionare la nostra comprensione della realtà e di noi stessi. Spiego subito il perchè.
La nozione stessa di apparenza è sbagliata. Niente appare diverso da ciò che è.
Un sasso è un sasso. Una montagna è una montagna. Un fotone è un fotone. In natura ogni cosa è, semplicemente e necessariamente, la cosa che è. Non c’è alcuno spazio per poter essere ciò che non si è.
Eppure noi occidentali abbiamo accettato, un po’ ingenuamente, l’idea secondo cui la realtà può apparire diversa da ciò che è. Apparire vuol dire non essere quello che si è o essere quello che non si è. Questo è falso e contradditorio, ma è quello che molti ingenuamente attribuiscono alla mente: il potere di presentarci quello che la mente non è. Io vedo una mela e non sono una mela. Questo è assurdo, ma è una assurdità che la gente ha accettato perché non si sapeva spiegare il fatto della nostra esperienza del mondo.
Prendiamo in considerazione un miraggio. Non appare affatto diverso da ciò che è. Come dovrebbe apparire uno strato di aria molto caldo sopra della sabbia bollente del deserto? Esattamente come appare: come una superficie riflettente i raggi del sole. Il miraggio non è un caso in cui il mondo non appare come è, ma solo un caso in cui noi formuliamo un giudizio sbagliato (pensiamo che ci sia dell’acqua dove c’è solo sabbia).
In modo analogo, un insetto stecco, non appare affatto diverso da quello che è. Come dovrebbe apparire? E così via.
Non sono gli oggetti che appaiono diversi da quello che sono, siamo noi che abbiamo dei pregiudizi su come dovrebbero apparire. Pensiamo che solo l’acqua possa riflettere la luce, mentre tanti oggetti fisici lo fanno: gli specchi, la sabbia molto calda, l’aria sopra l’asfalto dell’autostrada.
Vediamo un fiore di plastica e pensiamo che quel pezzo di plastica appia diverso da quello che è: ma come dovrebbe apparire quell’oggetto colorato? Stabilire come le cose dovrebbero apparire è solo un fatto pratico, economico, convenzionale. Se un ragazzo fosse vissuto in un palazzo dove esistono solo fiori di plastica, vedendo un fiore organico direbbe che appare come un fiore biologico. Ogni cosa però è esattamente come appare.
Il mondo appare sempre e solo come è.
Tra il mondo e la sua apparenza c’è perfetta identità. E non potrebbe essere altrimenti. Ogni cosa è ed appare esattamente come è.
Sono i nostri giudizi su quello che è il mondo che possono essere sbagliati, ma non il mondo e nemmeno le nostre sensazioni:sensazioni e mondo sono la stessa cosa!
La tradizione ha fatto un errore (ne ha fatti così tanti); ha accorpato percezioni/giudizi e vi ha contrapposto il mondo (facendolo così diventare irraggiungibile). Invece solo i giudizi sono staccati dal mondo (penso che il fungo sia commestibile, lo mangio e muoio), mentre le percezioni sono tutt’uno con il mondo percepito:
apparenza e realtà non sono separabili, sono entrambi esistenza.