In un villaggio viveva un pastorello che di notte doveva fare la guardia alle pecore di suo padre. Si annoiava e quindi, decise di fare uno scherzo: mentre le altre persone erano a dormire egli cominciò a gridare: “Al lupo, al lupo!”, così tutti si svegliarono e accorsero per aiutarlo. Ma il pastore burlone rivelò loro che era uno scherzo.
Questo scherzo continuò per parecchi giorni, fino ad una notte in cui un lupo venne veramente. Il pastore cominciò a gridare: “Al lupo, al lupo!”, ma nessuno venne ad aiutarlo perché tutti pensarono che fosse il solito scherzo.
Così il lupo divorò tutte le pecore (altre versioni successive all’originale narrano che fu il pastorello ad essere divorato).
Morale: chi mente sempre, alla fine non viene più creduto.
È una delle favole di Esopo più famose e descrive perfettamente il clima sociale attuale per quanto riguarda il Covid19. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un vero stupidario della prevenzione condito fa buonismo moralista e fobie di ogni tipo: “dal virus è nell’aria” al “fatti un giro in corsia e poi vedremo”.
Per mesi ci hanno raccontato che dovevamo stare a casa in fila per tre con il resto di due e di fronte a richieste perfettamente razionali – anche in regioni di Italia dove la densità abitativa è paragonabile alla catena montuosa delle Ande – siamo stati tenuti in case da ordinanze superstiziose stilate da politici ansiosi di mostrarsi zelanti con la linea del governo.
In poche parole, il governo e i perbenisti ansiosi hanno fatto la parte del pastorello spiritoso che ha continuato (e tutt’ora continua) a gridare al lupo al lupo.
A questo punto il rischio è che le gente, la gente che viene sempre denigrata e attaccata dagli intellettuali raffinati e consapevoli, si sia stancata e non prenda più sul serio le raccomandazioni quando dovessero veramente servire ed essere utili.
Le raccomandazioni e i divieti “son denari che van spesi con dovuta proprietà” e qui sono stati in gran parte scialacquati in una campagna mediatica delirante.
La grancassa dei media durante la pandemia ha avuto due perni perniciosi: l’idea che il pubblico è ignorante e irresponsabile e quindi va spaventato (vogliamo ricordarci l’apologia della paura della Sotis e di tanti altri giornalisti “responsabili”) e l’idea che il virus “è uguale per tutti”. Due idee false i cui effetti nefasti si manifesteranno in tutta la loro gravità nei prossimi mesi se il virus dovesse tornare.
Come ho già sostenuto tante volte, di fronte a un pericolo e con risorse limitate, le due chiavi per evitare il disastro sono fiducia e responsabilità.
Con questo comportamento di irresponsabile allarmismo, questo “al lupo al lupo” prolungato e inutile, le istituzioni (politiche e scientifiche) hanno dilapidato gran parte del loro credito con la popolazione che, come la gente del villaggio, non è fatta dal popolo bue, ma da persone vere che non possono essere prese per il naso per sempre.
Vedremo come andranno le cose, ben sapendo che la colpa sarà sempre e comunque del popolo bue, per gli altri, quelli che hanno sprecato la fiducia delle persone, ci saranno sempre mille giustificazioni.
A differenza di Esopo, da noi la colpa cade sempre sulla gente del villaggio, il pastorello spiritoso ha sempre ragione. Siamo un paese strano.