Secondo la tradizione il 4 Settembre dell’anno 476 a.D. l’impero romano finì, quando Flavio Odoacre depose Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’occidente. Ma fu proprio così? Se foste vissuti ai tempi di Odoacre avreste detto che era caduto l’impero romano, oppure no?
In realtà, di imperatori romani ne erano stati deposti tantissimi, un imperatore su tre è stato deposto (o assassinato … mestiere molto pericolo quello dell’imperatore!). Quasi sempre da un altro generale che poi ne prendeva il posto oppure, come nel caso di Odoacre, ne assumeva il potere senza le insegne.
Uno storico italiano bravissimo, Alessandro Barbero, ce lo spiega con grande chiarezza. Sono gli storici venuti dopo che hanno sancito che proprio il 476 fosse l’anno della caduta dell’impero romano. Addirittura, per anni, molti romani non pensavano che l’impero fosse caduto.
E infatti per i contemporanei, quell’anno non era stato diverso da tanti altri. Un imperatore privo di potere era stato mandato a casa da un generale. Niente di nuovo. Basta aspettare che un nuovo imperatore prendesse il suo posto. Come era già accaduto tante volte.
Quella volta però non accadde né qualche mese, né qualche anno dopo. E così, parecchi decenni dopo, divenne chiaro a tutti che, effettivamente, quell’imperatore era stato l’ultimo. Ma sarebbe anche potuto non esserlo. Sarebbe bastato che qualche generale fosse abbastanza coraggioso da assumere il titolo e rischiare le ire dell’altro augusto, quello che era ancora relativamente potente e governava a Bisanzio.
Sempre Barbero fa un altro esempio bellissimo: la differenza tra rivoluzioni e rivolte. Le rivoluzioni sono le rivolte che hanno successo e, simmetricamente, le rivolte sono le rivoluzioni che falliscono. Nella storia non si sa, quando avviene una sommossa, se sarà una rivoluzione o una rivolta. Bisogna aspettare di vedere come va a finire. Se finisce bene, gli storici la chiameranno rivoluzione, perché ha cambiato le cose. Se va male, la chiameranno rivolta e magari diranno che la gente non sapeva bene che fare. E’ il caso delle rivolte della Jacqueries, dei Ciompi, dei pezzenti, di Spartaco, dei Gracchi. Eppure, come nota argutamente Barbero, non è vero che, in quel momento, la gente non pensasse di poter cambiare il mondo e non avesse un’idea di quello che voleva realizzare. Lo sapeva benissimo. Ma gli è andata male.
Quindi, possiamo dire, che l’impero romano cadde effettivamente nel 476, ma che tale evento sia stato perfezionato soltanto consumati i suoi effetti, molti anni dopo. Un filosofo italiano, Rocco Ronchi, ha scritto pagine molto belle su questa natura di puro accadere dell’evento. Qui non sarò così sottile. Mi limito a far notare come l’evento non è mai definito nel momento in cui accade, ma solo dopo.
E’ il dopo che fa esistere il prima. Sono gli effetti che definiscono la causa. E’ tutto quello che è successo (o non è successo) dopo il 476 che ha fatto sì che quell’anno fosse l’ultimo dell’impero romano. Il passato non è definito finché non si è consumato nei suoi frutti futuri.